In particolare riporto questo passo:
"Al dono pernicioso di Minerva
parte si affisa e ammirano la mole
del cavallo. Fra lor primo Timete
di trarlo esorta entro le mura e porlo
in su la rocca, o per inganno, ovvero
già portavan cosí di Troia i fati.
Ma Capi e gli altri di miglior consiglio
gridano, o si precipiti nel mare
e incenerisca con le fiamme sotto
la greca insidia ed il sospetto dono,
o che si squarci e spii l'ascoso fianco.
Vario in vario pensier si scinde il volgo.
Primo allor tra gran gente che il seguiva
Laocoonte fervido da l'alto
corre giú de la rocca, e di lontano:
– Qual demenza è cotesta, o sventurati
cittadini? credete ito il nemico?
e alcun dono pensate esser de' Danai
senza inganno? cosí v'è noto Ulisse?
O dentro a questo legno son celati
Achei, o questa macchina è costrutta
de' nostri muri a danno, ad esplorare
le case e coglier la città da sopra,
od altra insidia vi si cela. Teucri,
non credete al cavallo! qual che sia,
i Danai temo anche se portan doni –.
Cosí detto, con valido vigore
la grande asta avventò contro la belva
nel ventre curvo di commesse travi.
Stette tremula l'asta e, il grembo scosso,
le cupe rintonarono caverne.
E se i fati de' Numi, e se la mente
nostra non era avversa, ei n'avea spinti
a infrangere col ferro il nascondiglio
argolico, e ancor Troia si ergerebbe
e ancor, arce di Priamo alta, staresti."
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